PRIMA ASCENSIONE STAGIONALE
Qualche giorno fa, buona la prima #ascensione sul Monte Chaberton. Superato l’abitato di Fenils – 1.298 m e parcheggiata l’auto a Pra Claud - 1.598 m. (N44 59.174 E6 46.898) lo sguardo è rivolto lassù, anche per cercare di capire cosa si possa trovare. Alle 5.00 un primo sguardo da Salbertrand infondeva una carica non indifferente, la giornata tersa, i colori stupendi, quelli dell’alba. Alle 5.50 da Pra Claud “leggendo” il cielo, si nota già un piccolo cambiamento, c’è vento e porta nuvole...il Forte delle Nuvole, che corrono discretamente veloci.
IL METEO E LA NEVE
Il meteo prevede, una situazione migliore la mattina, ma i fattori da prendere in considerazione sono tanti e nulla o quasi, va lasciato al caso o alla fortuna, sarà una ascesa diversa dalle solite. Lo Chaberton è e resta sempre un’escursione impegnativa, specie fatta dal versante italiano, discesa inclusa e soprattutto direi.
Le varianti a disposizione sono diverse dalla solita in condizioni estive. Ci si trova in un momento di stagione bizzarro e tale si rivelerà anche la giornata.
Il fattore più importante da prendere in considerazione è la neve. Non si possono fare tante stime o parole, bisogna essere sul posto, pestarla, osservarla, valutare e rivalutare di continuo. Non ci sono certo pericoli di slavine o simili, ma l’essere da soli, è un altro fattore da tenere presente.
L’ANALISI ED IL CONFRONTO
I giorni precedenti, mi sono confrontato, con amici più esperti di me, in fattore neve ed ho analizzato con loro la situazione e le possibili situazioni alle quali mi sarei potuto trovare di fronte.
UNA VIA DIVERSA
L’ascesa è prevista dal versione italiano, desidero e voglio, salire via neve, per essere più “veloce” e per fare una salita diversa. Il tempo non é importante, non è una gara, non c’è cronometro, le giornate sono lunghe, anche se oggi con le nuvole può risultare all’inverso. Nello zaino quello che può servire. Ramponi sicuramente, ma anche ciaspole.
Nei giorni precedenti, qualche immagine, mi aveva dato un’idea su quello che avrei trovato, ma giusto un’idea.
CHABERTON – UNA SECONDA CASA
La salita, direi, che la conosco bene, sono a casa, mi sento a casa, ma lo Chaberton è sempre una Montagna.
Appena partito da Pra Claud – 6.00, un fortissimo ed intenso profumo di larici freschi di taglio entra prepotente nel naso, buonissimo !
PROFUMO DI LARICI E PECORE
Subito dopo, passata la sbarra di chiusura strada, in un recinto, i pastori maremmani fanno il loro lavoro, mentre, questa volta, il fortissimo profumo delle pecore, invade nuovamente il mio respiro. Non taglio sù per il sentiero, preferisco la strada per scaldare le gambe e non fare salire subito troppo il cuore. Tra l’altro, non è ancora un periodo di gran forma, devo dosare le forze e non esagerare.
L’obiettivo è tentare di raggiungere la Cima, il Forte. I punti interrogativi, vista l’attuale condizioni non mancano, qualche paura mi accompagna e che ben venga, aiuta ad essere più consci e responsabili.
Raggiunta, eventualmente la vetta, ritornare quanto più veloce possibile al Colle. A quel punto diventa tutto più gestibile e sicuro.
NUVOLE, NEVE E SOLE
L’elemento sole, caldo, possono fare cambiare la neve velocemente e di riflesso, tutto a catena. La tabella di marcia prevista è stata sforata di pochi minuti per la partenza. Prima si parte, più si hanno condizioni migliori di neve dura, più si va “veloci”, più si è sicuri. I colori sono stupendi, il verde rigoglioso riempi gli occhi, i prati sono fioriti, il contrasto con il cielo è fantastico, il silenzio fa rumore.
RIO DELL’INFERNO
Raggiungo il Rio dell’Inferno non distante, dove l’anno scorso c’è stata una frana, ma d’altronde l’area stessa ne è soggetta, non é stata rimossa ed è stata lasciata lì. La strada non viene più mantenuta, è stata dimenticata ed ogni anno peggiora sempre un po’ di più in alcuni punti, proprio quelli più soggetti a movimenti franosi, come anche prima del traverso di Rocca Tagliata. In questo punto, più precisamente, la frana stessa ha mangiato un po’ il bordo che cade nel rio medesimo, restringendo la carreggiata e cambiando i suoi connotati in maniera importante. La ferita è ancora ben presente ed é visibile agli occhi di tutti. Per fortuna, però, grazie al passaggio di pedoni e ciclisti in mountain bike che si avventurano da questo versante, viene mantenuta ancora una viabilità discreta.
LO SPORT, GLI EVENTI ED IL TURISMO TENGONO VIVA LA MONTAGNA
Gli eventi sportivi organizzati, quali il passaggio dell’Iron Bike e dei due Trail, quello italiano e l’altro francese, aiutano anche e mantengono viva la montagna. Proprio grazie al Trail Monte Chaberton che ci sarà a fine giugno in concomitanza con la Rievocazione Storica del Monte Chaberton, grazie alla volontà dei Partner dell’Evento della Corsa ed anche, alla necessità di quest’anno, trovo un mini escavatore già al lavoro per aprire un varco che permetta il passaggio dei corridori. Scambio due parole con l’escavatorista e proseguo il mio percorso scrutando sempre il cielo ed il vento che continua a far cambiare il tempo.
COSA TROVERO’ ?
Sono le 7.06, a breve saprò esattamente come si presenterà la mia salita. Le Grange Quagliet - 2054 m N44 58.680 E6 45.659, sono un riferimento solito, la sua curva a C perfetta e sorretta dai muri a secco obbliga sempre ad un sosta di ammirazione ed allo stesso tempo di rivalutazione prima di proseguire. Non permette ancora una vista perfetta, ma ormai è questione di poco. L’intenzione, essendo a piedi, è tentare di salire diretto fiancheggiando il rio, quello che più a valle prende il nome di Rio Fenils, ma quassù a monte, pare non si chiami così, poco importa. Quello che conta è capire lo stato della neve che avevo adocchiato da sotto, sicuramente tanta.
Fare la strada risulterebbe più sicuro, ma significhebbe fare la salita solita, investire più tempo, questa volta sarebbe stato inutile, se non che il passaggio a Rocca Tagliata ha sempre il suo fascino, giusto anche per valutarne lo stato. Imbocco il sentiero solito, un colpo d’occhio sulla diramazione verso Cresta Nera, le gambe sono ormai in temperatura ed in pochi minuti raggiungo il rio.
Vista la situazione, sicuramente, non passo sul versante opposto, dove il sentiero permette di tagliare la carrozzabile e raggiungere il Piano dei Morti molto più velocemente. E’ completamente innevato e dovrei camminare di traverso, troppo rischioso, inutile e lento. Calzo le ciaspole, massima prudenza e cammino sul bordo in sx orografica. Sensori tutti attivati. La vecchia mulattiera è parallela alla mia dx, non distante.
La superficie del manto nevoso è scavata, non omogenea, caratterizzata da tanti buchi. L’impressione è buona, ma non per questo abbasso l’attenzione scrutando sempre intorno e guardando in alto. Di positivo c'è che le nuvole sono ormai una presenza costanza, la luce è bizzarra, la giornata è cambiata e non pare cambierà, il sole traspare ogni tanto, peggio per le foto, meglio per la consistenza della neve. I muri a secco che sostenevano la vecchia mulattiera sono lì davanti a me ora. La pendenza e relativa contropendenza sono più accentuate e più impegnative, ma gestibili.
PIANO DEI MORTI
Il fondo è appena scalfitto dalle punte delle ciaspole. Costeggio orizzontalmente il muro principale, lo aggiro e continuo sù diritto. Incrocio il punto dove il sentiero passa sul rio ed il canale si fa più stretto. La pendenza molla quasi di colpo e si accede al Piano dei Morti. In questo momento ci si trova sull’attuale confine italiano, metro più, metro meno.
L’anno scorso, il 17 giugno, in ben altre condizioni, salimmo solo da questo punto, con gli amici Gaetano e Nino, su diritti per il Colle unicamente su nevaio. Questo anno è decisamente diverso, quasi anomalo. Proseguo, quindi, più o meno sulla stessa linea, nuovamente ed ancora diritta, tagliando tutte le curve e la strada stessa che tanto è complementamente sommersa.
Il cartello per Rochers Charniers sulla dx è stato nuovamente abbattuto.
AL COLLE
La salita in prossimità dei tornanti si fa più ripida ed impegnativa. Sotto il Colle, faccio delle piccole soste per riprendere fiato. Devio a sx, evitando il Colle vero e proprio. Tolgo i ramponi, per il breve tratto trasversale ed arrivo al cartello camminando sul sentiero solito. Guardo verso l’alto per osservare la situazione che fino a poco fa non vedevo ancora. Osservo e rivaluto anche il cielo. Dire che sono fresco, sarei un’ipocrita. Sono conscio che mi manca ancora un bel pezzetto e che in queste condizioni, quel “pezzetto” è un “pezzo”. La via è chiara, di nuovo diritto !
Ecco perché dico che il righello oggi è sufficiente e non serve il compasso, perché si traccia sempre e solo una linea.
La prima dalle Grange Quagliet al Colle, la seconda dal Colle al Forte, non c’è dubbio. Come senza neve il sentiero principale viene tagliato dal o dai sentieri “scorciatoia” con la relativa pendenza e fondo impegnativo, altrettanto lo è anche oggi con la neve. Non ho incontrato nessuno fino ad ora. D’altronde, non ci può essere lo stesso traffico di una qualsiasi altra domenica. Calzo nuovamente i ramponi, faccio un piccolo snack, bevo e riparto di buona lena, ma sempre con filosofia ed attenzione.
Il fondo tiene sempre, d’altronde aumenta la quota e diminuisce un pelo la temperatura, situazione a me favorevole, sia personalmente e sia per la consistenza nevosa importante per l’ascesa. In alcuni punti si affonda un po’ di più. I ramponi fanno il loro ottimo lavoro, ma sull’inclinazione e su alcuni tratti dove c’è più accumulo, l’impegno é maggiore e forse un velo di sole che compare a tratti l’ha trasformata, la stanchezza si fa sentire un po’ di più.
IL CASOTTO DI GUARDIA
Il tempo, inteso come meteo è giusto, ma tende a coprirsi ancora di più. Arrivo al Casotto di Guardia, sono le 10.11, un po’ provato, quest’ultimo tratto, mi ha consumato un po’ di energie e forze. Devo decidere se tentare la Cima o tornare. Devo pesare le nuvole ed il contorno che in questo momento non è bello, la temperatura, la discesa che non può essere “veloce” come quando sei a piedi ed un dietrofront diventa più “facile”. Proseguire significa affrontare un tratto ancora bello ripido, la neve è meno dura, si affonda di più, c’è il tratto con i reticolati, lo slalom tra il filo spinato. Non posso stare fermo e devo decidere. Continuo. Il tratto finale è veramente impegnativo per somma di impegno molto fisico, ma la testa tiene bene. Le nuvole ormai mi girano attorno, il Colle viene velato, non sono ancora quelle preoccupanti, la visibilità non è tanta, la strada di “casa” la conosco e ciò aiuta non poco.
LA FINESTRA DELLA POLVERIERA
Passo al fianco della finestra della polveriera, 10.43, immagino per un attimo, a quei tempi, la neve che poteva essere ancora presente, più o meno come lo è oggi. Slalom tra le pareti di sostegno del sentiero stesso prima del tratto finale. La vista non aiuta è tutto bianco di neve, un’altra vista, ma so che sono ormai arrivato. Comincio a fare i primi passi sullo spalto e poi..arrivo sulla cornice di fronte alle torrette..woah !! C’è lho fatta !!
BATTERIA CONQUISTATA!
Per la cronaca, 10.54, il momento peggiore che si rivelerà della giornata, dove le nuvole sono proprio attorno e sopra la mia testa, salgono dal basso, le fotografie non saranno il massimo, ma non importa. In un’altra situazione non ci sarebbero problemi, né di orario, né di luce, ma in questo caso cambia. Non voglio rischiare di più e poi l’impressione é che non voglia cambiare. Il tempo di fare qualche scatto, senza cambiarmi, mangiare o bere, giro i tacchi e affronto subito la discesa, voglio raggiungere il Colle il prima possibile.
DISCESA IMMEDIATA
Linea diversa nella parte iniziale, leggermente più defilata, dal tratto finale più pendente e misto su roccette con veli di ghiaccio sottostante fatto in precedenza, per riprenderla poi appena più sotto, giusto per dare anche un po’ più di fiato alle gambe stesse. Dritto per dritto, sugli stessi passi, fronte al Colle scendo “veloce” e mi porto fuori dalla zona X ancora “caldo” per adagiarmi poi qualche minuto sul tratto non innevato, per fare un break, cambio indumenti e proseguire. Sono le 11.57. Ho modo di recuperare durante la sosta. Il tratto che rimarrà ora da rivalutare e più “rischioso”, sarà dal Piano dei Morti alle Gr. Quagliet. Imbocco la discesa dal Colle calzando nuovamente i ramponi, avendoli tolti nello stesso tratto, come fatto in salita. Le marmotte camminano sulla neve sotto il paretone del Trois Scies. Il sole fa capolino all’improvviso, ora fa caldo, cambia tutto. In pochi minuti, tutto è diverso, la luce, i colori, la neve. Devo alleggerirmi, sono troppo vestito. Le foto, ora valgono. Io sono in sicurezza, già praticamente al Piano. I “conti” fatti direi che sono stati giusti e ben gestiti. I ramponi affondano di più facendo dei giochi di frangimento sulla neve divertente, come fosse quello simile fatto sull’acqua. Sicuramente, permettono un’andatura molto più veloce delle ciaspole. All’andata, in passaggio, sul rio, ho “perso” tanto tempo, ma giusto che sia stato così. Ora avendo però dei riferimenti, tengo i ramponi e punto a valle.
GRANGE QUAGLIET
Ho ragione. Ho “visto” giusto. Alle 13.16 sono fuori dalla linguona di neve, alle 14.30 alle Grange Quagliet. Sospiro di sollievo e via a gestire la parte finale. 14.40 passaggio al Rio Inferno completamente pulito dall’escavatorista che con diligenza ed intelligenza si è prodigato, é ha dato anche un colpo alla piccola frana del 2017 nel tratto in prossimità del rio stesso. Successivamente, dalla strada, appena si presenta il sentiero, scendo nuovamente dritto per valle e lo percorro interamente fino a Pra Claud, dove arrivo alle 15.10.
RELAX
E’ tempo ora di cominciare a godere di una giornata diversa sul Titano.
Una giornata sulla neve sognata da tempo ed oggi in condizioni simili a come l’avrei “sognata”, realizzata, da rivivere e condividere.
(Testo di Diego Drago)